Grancevola

    GrancevolaGrancevola

    Caratteristiche
    La grancevola – “spidercrab” in inglese - è un crostaceo di solito di 25 cm di lunghezza e 18 di larghezza. Il corpo è a forma di cuore e bombato con dentellature sul margine laterale che terminano con due denti sporgenti e tutta la parte dorsale è spinosa. Ha cinque paia di zampe e se quattro servono al movimento, un paio hanno due robuste chele terminali utili come appendici funzionali per entrare in contatto con il mondo e gestire contrattampi. Il colore più consueto è il giallo rossiccio. Vive sui fondi arenosi dove si nasconde mimetizzato e rimanendo immobile, ma è presente anche su fondali rocciosi. Diffuso un po’ dovunque nel Mediterraneo, viene pescato tradizionalmente nell’Alto Adriatico e nell'Atlantico. Le carni sono buone e di gusto molto delicato, da consumarsi solo dopo la bollitura.

    Nomi dialettali
    Faolo, Faulo, Grittun, Gritton (Liguria); Granzon (maschio), Granzeola (femmina) (Veneto); Granzo, Granzevola, Musciarola, Franzevola (Venezia G.); Granceola, Margherita (Toscana); Granceola, Granga (Marche); Rance'e tartanella, Rancio'e funno, Rancio fellone (Campania); Rancio, Granceola, Suenne (Puglie); Tarantula, Granciu fuduni, Aranciu panarizzu (Sicilia); Marmottam Pilargiu (Sardegna).

    Quando si trova
    E' reperibile durante tutto l'anno.

    Come sceglierla e conservarla
    Si vende ancora viva per assicurarne la freschezza e può essere tenuta in vita in vasche fino alla vendita.

    Perché fa bene alla salute
    E’ un crostaceo ricco in vitamina E, di sali minerali quali Sodio, Calcio, Potassio, Fosforo, Zinco, Ferro e Magnesio, di carboidrati e proteine.

    Come trattarla
    Di solito è cucinata intera risciacquandola prima in acqua corrente. A cottura ultimata, si solleva il guscio dalla parte superiore e se ne estrae la polpa. Le chele devono essere spezzate per estrarne la polpa.

    Ricetta: Grancevola agli ortaggi (4 persone)
    In una pentola bollite l’acqua con sedano, carota, cipolla, 0,5 dl di vino, 5 grani di pepe, sale e il succo di un limone. Poi tuffatevi 2 grancevole del peso do 1,5 kg e cuocetele per 20 minuti. Nel frattempo soffrigete 2 zucchine ed 1 peperone. Private le grancevole delle zampe e delle chele e, con un coltello, staccate la parte superiore del guscio. Prelevate la polpa, estraendo anche quella delle zampe e delle chele. Pulite i gusci e versatevi un cucchiaio di besciamella, un po’ di verdure e parte della polpa, ripetete l’operazione a strati, infine cospargete con pangrattato e prezzemolo. Irrorate con olio e mettete in forno già caldo a 200° per 10 minuti.

    Nel Lazio
    Nei menù dei ristoranti di moda si indulge nel presentare piatti tipici locali a base di grancevola (magari nella terminologia napoletana di “Rancio fellone”) sia a Ponza che a Terracina. Ma se di autentiche tipicità gastronomiche locali bisogna parlare, gli esperti osservano che questa delizia non fa parte delle tradizioni laziali “autoctone”, ma soprattutto o esclusivamente venete e veneziane. Dagli anni ’60 e ’70 comunque, i ristoranti della costa laziale si riforniscono di questo prodotto prelibato anche da fornitori della Regione.

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    GrancevolaGrancevola

    Caratteristiche
    La grancevola – “spidercrab” in inglese – è un crostaceo di solito di 25 cm di lunghezza e 18 di larghezza. Il corpo è a forma di cuore e bombato con dentellature sul margine laterale che terminano con due denti sporgenti e tutta la parte dorsale è spinosa. Ha cinque paia di zampe e se quattro servono al movimento, un paio hanno due robuste chele terminali utili come appendici funzionali per entrare in contatto con il mondo e gestire contrattampi. Il colore più consueto è il giallo rossiccio. Vive sui fondi arenosi dove si nasconde mimetizzato e rimanendo immobile, ma è presente anche su fondali rocciosi. Diffuso un po’ dovunque nel Mediterraneo, viene pescato tradizionalmente nell’Alto Adriatico e nell'Atlantico. Le carni sono buone e di gusto molto delicato, da consumarsi solo dopo la bollitura.

    Nomi dialettali
    Faolo, Faulo, Grittun, Gritton (Liguria); Granzon (maschio), Granzeola (femmina) (Veneto); Granzo, Granzevola, Musciarola, Franzevola (Venezia G.); Granceola, Margherita (Toscana); Granceola, Granga (Marche); Rance'e tartanella, Rancio'e funno, Rancio fellone (Campania); Rancio, Granceola, Suenne (Puglie); Tarantula, Granciu fuduni, Aranciu panarizzu (Sicilia); Marmottam Pilargiu (Sardegna).

    Quando si trova
    E' reperibile durante tutto l'anno.

    Come sceglierla e conservarla
    Si vende ancora viva per assicurarne la freschezza e può essere tenuta in vita in vasche fino alla vendita.

    Perché fa bene alla salute
    E’ un crostaceo ricco in vitamina E, di sali minerali quali Sodio, Calcio, Potassio, Fosforo, Zinco, Ferro e Magnesio, di carboidrati e proteine.

    Come trattarla
    Di solito è cucinata intera risciacquandola prima in acqua corrente. A cottura ultimata, si solleva il guscio dalla parte superiore e se ne estrae la polpa. Le chele devono essere spezzate per estrarne la polpa.

    Ricetta: Grancevola agli ortaggi (4 persone)
    In una pentola bollite l’acqua con sedano, carota, cipolla, 0,5 dl di vino, 5 grani di pepe, sale e il succo di un limone. Poi tuffatevi 2 grancevole del peso do 1,5 kg e cuocetele per 20 minuti. Nel frattempo soffrigete 2 zucchine ed 1 peperone. Private le grancevole delle zampe e delle chele e, con un coltello, staccate la parte superiore del guscio. Prelevate la polpa, estraendo anche quella delle zampe e delle chele. Pulite i gusci e versatevi un cucchiaio di besciamella, un po’ di verdure e parte della polpa, ripetete l’operazione a strati, infine cospargete con pangrattato e prezzemolo. Irrorate con olio e mettete in forno già caldo a 200° per 10 minuti.

    Nel Lazio
    Nei menù dei ristoranti di moda si indulge nel presentare piatti tipici locali a base di grancevola (magari nella terminologia napoletana di “Rancio fellone”) sia a Ponza che a Terracina. Ma se di autentiche tipicità gastronomiche locali bisogna parlare, gli esperti osservano che questa delizia non fa parte delle tradizioni laziali “autoctone”, ma soprattutto o esclusivamente venete e veneziane. Dagli anni ’60 e ’70 comunque, i ristoranti della costa laziale si riforniscono di questo prodotto prelibato anche da fornitori della Regione.

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