ll Centro Agroalimentare Roma, esempio da imitare.

    ll Centro Agroalimentare Roma, esempio da imitare.articolo20141117ll Centro Agroalimentare Roma, esempio da imitare.Pallottini

    Guidonia, 17 novembre 2014. I francesi si sono già mossi. Hanno capito da tempo che esportare all'estero il modello Rungis di Parigi, il più grande mercato in Europa, era una carta da giocare in fretta. Gli spagnoli hanno fatto altrettanto in America latina. E l'Italia cosa aspetta? In realtà un modello di mercato made in Italy già pronto per essere esportato c'è eccome. Il prototipo supercollaudato, visto che è in campo dal 2002, è nella Capitale, poco oltre il Gra. Fa impressione vedere i 140 ettari dove 400 aziende movimentano 2 milioni di tonnellate all'anno, danno lavoro a 2.500 addetti e fanno girare 2 miliardi di fatturato. ll Centro Agroalimentare Roma ha raccolto nel 2002 l'eredità dei vecchi Mercati generali di Via Ostiense, un carrozzone che pesava sulla città per 4 miliardi delle vecchie lire, per far decollare un gruppo controllato dal Comune, dalla Regione e dalla Camera di Commercio (insieme ad alcune banche) che gestendo ortofrutta e pesce ha più che raddoppiato l'utile nell'ultimo anno (al 30 settembre 2014) nonostante la crisi. Ora è il quarto mercato in Europa, ma l'ambizione è superare Barcellona e perfino Madrid.
    Dove può funzionare il modello CAR? “Per esempio in Cina o in Paesi del sud-est asiatico come Birmania, Thailandia e Vietnam”, spiega a Il Messaggero l'ad di Cargest, Fabio Massimo Pallottini. “Sono Paesi che si interrogano su come organizzare la produzione e la distribuzione di prodotti agricoli nelle città, oltre che gestire importazioni ed esportazioni». In questo contesto “il Car ha un modello internazionale con la flessibilità richiesta”. Non è difficile capire subito, però, dalle parole di Paollottini che la sponsorizzazione del più grande mercato italiano passa da una rete da tessere insieme al ministero dell'Agricoltura. Così è successo in Francia e in Spagna. I buoni rapporti con Cina e Birmania dovrebbero fruttare intese concrete. “Dalla cooperazione alla progettazione, per arrivare anche alla realizzazione e alla gestione”, puntualizza il manager. La delegazione di cinesi della provincia di Tjan'iin che hanno appena bussato al ne sa qualcosa. Ma sul tavolo c'è anche un gemellaggio con il Mercamadrid. E anche il Myanmar ha già sondato il terreno.

    REGIA NAZIONALE E REGIONALE
    Ma passiamo ai progetti in Italia. Basti dire che in Francia, a parte Rungis, ci sono in tutto 25 mercati. In Italia ce ne sono ben 100 registrati e molti malandati economicamente. Di qui la spinta del Car a fare da polo aggregante nel Lazio.
    Quanto a Roma, c'è già un piano firmato dal Comune per raccogliere sotto il anche il Centro Carni (che sembra costi all'amministrazione circa 3 milioni) e il mercato dei Fiori. Ma l'ambizione del gruppo arrivare ai mercati rionali, come succede nel resto d'Europa. Un menù così ricco prevede anche l'ingresso di nuovi soci privati. Soprattutto perché dopo il sostegno decisivo degli ultimi anni anche la Camera di Commercio, messa a dieta dai contributi pubblici, potrebbe tirare la cinghia. Pare che dagli Emirati Arabi abbiano già bussato. Ma non servirebbe un progetto nazionale? “Il piano degli anni '80 non ha imposto la chiusura delle strutture minori”, spiega Pallottini.
    A questo punto ci sono troppi mercati e sono troppi quelli inefficienti. E la cronaca a raccontarci degli esempi di Albano e Fondi. Servirebbe, sostiene il manager, “che la competenza delle Regioni sia integrata in una lettura nazionale”. Passando al Centro Carni dovrebbe essere ospitato nel Car. E dovrebbe sbloccarsi a breve dopo uno stand-by di due anni l'aumento di capitale già approvato. Quanto al mercato dei Fiori, da costruire in un'altra area, c'è agli atti soltanto la costituzione di una nuova società. Intanto, Pallottini intende rafforzare la logistica distributiva: “Vorremmo acquisire anche una nuova area da 30 ettari per rafforzare la concentrazione della distribuzione. L'obiettivo è spingere sulla ristorazione”. Un'operazione che sarà accompagnata anche dal lancio del marchio “Cuor di Car” prodotti del territorio con più qualità e più sicurezza.

    Fonte: Il Messaggero

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    Guidonia, 17 novembre 2014. I francesi si sono già mossi. Hanno capito da tempo che esportare all'estero il modello Rungis di Parigi, il più grande mercato in Europa, era una carta da giocare in fretta. Gli spagnoli hanno fatto altrettanto in America latina. E l'Italia cosa aspetta? In realtà un modello di mercato made in Italy già pronto per essere esportato c'è eccome. Il prototipo supercollaudato, visto che è in campo dal 2002, è nella Capitale, poco oltre il Gra. Fa impressione vedere i 140 ettari dove 400 aziende movimentano 2 milioni di tonnellate all'anno, danno lavoro a 2.500 addetti e fanno girare 2 miliardi di fatturato. ll Centro Agroalimentare Roma ha raccolto nel 2002 l'eredità dei vecchi Mercati generali di Via Ostiense, un carrozzone che pesava sulla città per 4 miliardi delle vecchie lire, per far decollare un gruppo controllato dal Comune, dalla Regione e dalla Camera di Commercio (insieme ad alcune banche) che gestendo ortofrutta e pesce ha più che raddoppiato l'utile nell'ultimo anno (al 30 settembre 2014) nonostante la crisi. Ora è il quarto mercato in Europa, ma l'ambizione è superare Barcellona e perfino Madrid.
    Dove può funzionare il modello CAR? “Per esempio in Cina o in Paesi del sud-est asiatico come Birmania, Thailandia e Vietnam”, spiega a Il Messaggero l'ad di Cargest, Fabio Massimo Pallottini. “Sono Paesi che si interrogano su come organizzare la produzione e la distribuzione di prodotti agricoli nelle città, oltre che gestire importazioni ed esportazioni». In questo contesto “il Car ha un modello internazionale con la flessibilità richiesta”. Non è difficile capire subito, però, dalle parole di Paollottini che la sponsorizzazione del più grande mercato italiano passa da una rete da tessere insieme al ministero dell'Agricoltura. Così è successo in Francia e in Spagna. I buoni rapporti con Cina e Birmania dovrebbero fruttare intese concrete. “Dalla cooperazione alla progettazione, per arrivare anche alla realizzazione e alla gestione”, puntualizza il manager. La delegazione di cinesi della provincia di Tjan'iin che hanno appena bussato al ne sa qualcosa. Ma sul tavolo c'è anche un gemellaggio con il Mercamadrid. E anche il Myanmar ha già sondato il terreno.

    REGIA NAZIONALE E REGIONALE
    Ma passiamo ai progetti in Italia. Basti dire che in Francia, a parte Rungis, ci sono in tutto 25 mercati. In Italia ce ne sono ben 100 registrati e molti malandati economicamente. Di qui la spinta del Car a fare da polo aggregante nel Lazio.
    Quanto a Roma, c'è già un piano firmato dal Comune per raccogliere sotto il anche il Centro Carni (che sembra costi all'amministrazione circa 3 milioni) e il mercato dei Fiori. Ma l'ambizione del gruppo arrivare ai mercati rionali, come succede nel resto d'Europa. Un menù così ricco prevede anche l'ingresso di nuovi soci privati. Soprattutto perché dopo il sostegno decisivo degli ultimi anni anche la Camera di Commercio, messa a dieta dai contributi pubblici, potrebbe tirare la cinghia. Pare che dagli Emirati Arabi abbiano già bussato. Ma non servirebbe un progetto nazionale? “Il piano degli anni '80 non ha imposto la chiusura delle strutture minori”, spiega Pallottini.
    A questo punto ci sono troppi mercati e sono troppi quelli inefficienti. E la cronaca a raccontarci degli esempi di Albano e Fondi. Servirebbe, sostiene il manager, “che la competenza delle Regioni sia integrata in una lettura nazionale”. Passando al Centro Carni dovrebbe essere ospitato nel Car. E dovrebbe sbloccarsi a breve dopo uno stand-by di due anni l'aumento di capitale già approvato. Quanto al mercato dei Fiori, da costruire in un'altra area, c'è agli atti soltanto la costituzione di una nuova società. Intanto, Pallottini intende rafforzare la logistica distributiva: “Vorremmo acquisire anche una nuova area da 30 ettari per rafforzare la concentrazione della distribuzione. L'obiettivo è spingere sulla ristorazione”. Un'operazione che sarà accompagnata anche dal lancio del marchio “Cuor di Car” prodotti del territorio con più qualità e più sicurezza.

    Fonte: Il Messaggero

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