Dieta mediterranea: un po’ di chiarezza

    Dieta mediterranea: un po’ di chiarezzaarticolo20141204Dieta mediterranea: un po’ di chiarezza...Raniero Facchini

    Guidonia, 4 dicembre. Da quando l’Unesco quattro anni fa ha iscritto la dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità, questo modello nutrizionale ha suscitato nuovamente interesse nei consumatori di oggi. Leggendo la news sull’argomento pubblicata sul nostro sito, ci ha contattati il Dr. Raniero Facchini - Specialista in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva; Master in Nutrizione Clinica e Responsabile medico del progetto “New Start” curato dalla Lega Vita&Salute che ha tra gli obbiettivi la prevenzione e cura delle malattie con lo stile di vita. Il Dr. Facchini ci ha contattati semplicemente per fare chiarezza sull’argomento, e per questo lo ringraziamo, perché stando alle sue parole, quella che oggi viene definita dieta mediterranea ha poco a che vedere con quella identificata dal cardiologo Ancel Keys più di sessant’anni fa. Allora chiediamo proprio a lui di spiegare meglio cosa intende dire.

    Dott. Facchini, il 16 novembre 2010, l’Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma esattamente, cos’è la Dieta Mediterranea?
    Dobbiamo chiarire cosa si intenda oggi per dieta mediterranea e ciò che realmente era ai tempi della sua “scoperta” e valorizzazione da parte del cardiologo statunitense Ancel Keys.
    Quella che è stata proclamata patrimonio dell’Unesco come “dieta mediterranea” è un regime alimentare che prevede verdura e frutta di stagione, cereali e legumi; pesce, carne, uova e formaggi; olio di oliva extra-vergine, vino. L’equilibrio tra carboidrati (55-60%), grassi (30%) e proteine (10-15%) tende a realizzarsi con una “piramide alimentare” che privilegia i primi piatti (pasta, riso), verdure, frutta; i secondi (soprattutto pesce, ma anche carni bianche e rosse, uova e formaggi) consumati più raramente e si articola su tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) con due eventuali spuntini a metà mattina e metà pomeriggio.
    In realtà tale dieta corrisponde solo apparentemente a quella che aveva studiato Keys nell’immediato dopo guerra nell’area geografica del Cilento.

    In che senso, ci può spiegare meglio?
    Per capirlo provate a calarvi nella condizione di quell’area geografica negli anni 50. Una situazione di estrema povertà che obbligava gli abitanti a cavarsela con quello che poteva offrire la terra. Il boom della chimica, dell’agricoltura con le monocolture, degli allevamenti intensivi e dell’industrializzazione alimentare erano ancora molto lontani. Frutta verdura non conoscevano pesticidi, i mari non erano ancora inquinati, gli animali che raramente venivano macellati, davano un latte contenente sostanze (come gli omega 3) ricavate dai pascoli. Inoltre andrebbe considerato l’aspetto delle restrizioni caloriche dettate dalla mancanza reale di cibo.
    Che nel mediterraneo ormai si sia molto lontani dalle abitudine di soli 60 anni fa lo dimostra il fatto che in quelle stesse regioni dove la dieta mediterranea è stata descritta la prima volta assistiamo ad un tasso di patologie cardio vascolari, obesità e diabete tra i più alti d’Europa che colpisce in particolare le generazioni più giovani.

    PUBLIC5.0a.deamicis2014120418254520141222154240


    Dieta mediterranea: un po’ di chiarezzaarticolo20141204Dieta mediterranea: un po’ di chiarezza…Raniero Facchini

    Guidonia, 4 dicembre. Da quando l’Unesco quattro anni fa ha iscritto la dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità, questo modello nutrizionale ha suscitato nuovamente interesse nei consumatori di oggi. Leggendo la news sull’argomento pubblicata sul nostro sito, ci ha contattati il Dr. Raniero FacchiniSpecialista in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva; Master in Nutrizione Clinica e Responsabile medico del progetto “New Start” curato dalla Lega Vita&Salute che ha tra gli obbiettivi la prevenzione e cura delle malattie con lo stile di vita. Il Dr. Facchini ci ha contattati semplicemente per fare chiarezza sull’argomento, e per questo lo ringraziamo, perché stando alle sue parole, quella che oggi viene definita dieta mediterranea ha poco a che vedere con quella identificata dal cardiologo Ancel Keys più di sessant’anni fa. Allora chiediamo proprio a lui di spiegare meglio cosa intende dire.

    Dott. Facchini, il 16 novembre 2010, l’Unesco ha iscritto la Dieta Mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma esattamente, cos’è la Dieta Mediterranea?
    Dobbiamo chiarire cosa si intenda oggi per dieta mediterranea e ciò che realmente era ai tempi della sua “scoperta” e valorizzazione da parte del cardiologo statunitense Ancel Keys.
    Quella che è stata proclamata patrimonio dell’Unesco come “dieta mediterranea” è un regime alimentare che prevede verdura e frutta di stagione, cereali e legumi; pesce, carne, uova e formaggi; olio di oliva extra-vergine, vino. L’equilibrio tra carboidrati (55-60%), grassi (30%) e proteine (10-15%) tende a realizzarsi con una “piramide alimentare” che privilegia i primi piatti (pasta, riso), verdure, frutta; i secondi (soprattutto pesce, ma anche carni bianche e rosse, uova e formaggi) consumati più raramente e si articola su tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) con due eventuali spuntini a metà mattina e metà pomeriggio.
    In realtà tale dieta corrisponde solo apparentemente a quella che aveva studiato Keys nell’immediato dopo guerra nell’area geografica del Cilento.

    In che senso, ci può spiegare meglio?
    Per capirlo provate a calarvi nella condizione di quell’area geografica negli anni 50. Una situazione di estrema povertà che obbligava gli abitanti a cavarsela con quello che poteva offrire la terra. Il boom della chimica, dell’agricoltura con le monocolture, degli allevamenti intensivi e dell’industrializzazione alimentare erano ancora molto lontani. Frutta verdura non conoscevano pesticidi, i mari non erano ancora inquinati, gli animali che raramente venivano macellati, davano un latte contenente sostanze (come gli omega 3) ricavate dai pascoli. Inoltre andrebbe considerato l’aspetto delle restrizioni caloriche dettate dalla mancanza reale di cibo.
    Che nel mediterraneo ormai si sia molto lontani dalle abitudine di soli 60 anni fa lo dimostra il fatto che in quelle stesse regioni dove la dieta mediterranea è stata descritta la prima volta assistiamo ad un tasso di patologie cardio vascolari, obesità e diabete tra i più alti d’Europa che colpisce in particolare le generazioni più giovani.

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