La nube nera di Pomezia. In allerta l’agromercato di Roma che oppone la “tracciabilità” alle psicosi
Pallottini: “Allarmismi infondati, il sistema è collaudato, monitoraggi avviati, aziende avvertite”
Fin a questa mattina alle ore 12 nessuna indicazione ufficiale della Regione Lazio in senso emergenziale – restrittivo o cautelativo – riguardante le attività di commercio e di distribuzione di ortofrutta fresca ritenuta o sospettata di origini e provenienza dalla zona interessata dalla cosiddetta “nube nera di Pomezia” era ancora arrivata alla Direzione generale del Centro Agroalimentare di Roma. Un segno, questo, che le Autorità competenti che seguono, controllano e gestiscono la evoluzione della situazione seguita all’incendio dell’impianto di smaltimento rifiuti di via Pontina vecchia non accreditano per ora ipotesi estreme o drastiche disposizioni limitative. Le aziende grossiste attive nel CAR sono state però informate del “divieto di raccolta, commercializzazione e consumo” dell’ortofrutta coltivata nell’area della nuvola nera, emesso dai Sindaci di Pomezia e Ardea e chiesto dalla Asl Rm6. “Il che – spiega il direttore generale del Car Fabio Massimo Pallottini – in un grande mercato all’ingrosso dove le imprese assicurano la tracciabilità e la rintracciabilità integrale di tutti i prodotti in commercio (secondo le norme di legge), è già una solida garanzia a tutela preventiva dei consumatori e del mercato”. Ma nel Car lo stato di allerta è già scattato. “Non è un “allarme” – tiene a sottolineare Pallottini – perché non abbiamo raccolto alcun riscontro oggettivo, né ricevuto comunicazioni ufficiali in tal senso. Si tratta di misure volte ad una efficace prevenzione del rischio, che consistono, prima di tutto, nell’avvio di controlli a campione sulle verdure a foglia e sulla eventuale presenze di residui di diossina oltre i livelli di guardia. Vogliamo verificare inoltre i livelli di concentrazione dei “furani” o “PCDF” (i residui di combustione dei processi industriali come ceneri dei forni dei rifiuti), sugli ortaggi in generale. E’ rassicurante per i consumatori, per il mercato e le aziende, il largo impiego di serre e tunnel, in quella ed in altre zone del Lazio, per coltivare le fragole, ben difese così da eventuali ricadute di particolato, di polveri e residui. In parallelo all’avvio di rilevazioni presso accreditati laboratori biochimici convenzionati, all’interno del CAR abbiamo infittito le operazioni di vigilanza e di verifica sullo scarico delle merci con cui le aziende si riforniscono. Sulle banchine logistiche dei box – spiega ancora Pallottini – il nostro personale esegue controlli di fatture e bolle anche più attenti e più severi del solito. I grossisti? Consapevoli della situazione, collaborano”. E i consumatori? “Mai come in questi momenti – allarga le bracca il top manager del CAR – eviterei ogni e qualsiasi acquisto di frutta e verdura fresca da quei furgoni abusivi fermi ai lati delle strade”.