Guidonia, 04 Agosto 2015. Quando il caldo si fa più intenso, cosa c’è di meglio di una buona, fresca e dissetante fetta di cocomero? Il cocomero o anguria è una “bacca” che ha una buccia più o meno striata, sotto la quale c’è uno strato bianco non commestibile. La polpa costituisce la parte edule e può assumere, in funzione della “cultivar”, cioè le diverse varietà coltivate, una colorazione, che va dal giallo chiaro fino al rosso scuro. Il cocomero, detto anche anguria o “melone d’acqua”, originario dei Paesi dell’Africa tropicale, fa la sua comparsa circa 2.000 anni fa, nel mondo greco-romano, mentre nel resto dell’Europa si diffonde intorno al 1000 d.c., al tempo delle crociate.
Da oltre 10 anni, in Italia s’impiegano cocomeri di patrimonio genetico d’origine americana, di cui l’80% sono “ibridi” e cioè incroci artificiali: Crimson, Miyako, Sugar Baby e Seedless (prive di semi).
Grandi produzioni di cocomero alle quali è riconosciuta una qualità indubbiamente alta si effettuano nella Maremma laziale: precisamente nelle zone costiere di Tarquinia e dintorni (Viterbo), aree talmente vocate a questa coltura, da essere sede di sperimentazione regionale sulla cosiddetta “mini-anguria”. Non sono meno importanti, però, le coltivazioni di cocomero effettuate nell’area di Aprilia (Latina), di Cisterna e più in generale nelle campagne dell’Agro Pontino, come pure nell’’isola di Ponza (Latina).
Nel Centro Agroalimentare Roma, oltre alla classiche angurie, quindi di peso variabile tra gli 9 e i 18 kg (le grandi dimensioni sono le più richieste dal mercato romano), si stanno man mano diffondendo le Baby, cioè quelle che arrivano a pesare non più di 3 kg. In questo momento sono presenti quelle di produzione siciliana che sono arrivate oramai quasi a fine stagione, e quelle laziali, ma da pochi giorni sul mercato. Il prezzo all’ingrosso, rispetto al normale “taglio” è di poco superiore. Infatti le mini angurie di Terracina, in questo momento spuntano un prezzo medio di 50/60 centesimi €/kg contro i 40/50 centesimi delle “sorelle” maggiori. Relativamente a queste ultime, c'è da dire che la stagione, a causa del grande caldo scoppiato dopo la prima settimana di giugno, è iniziata molto bene. Dall'Agro Pontino stanno giungendi al CAR, cocomeri di buona qualità che addirittura non riescono a soddifare le molte richieste. E' pur vero che in questo momento sta avvenendo il passaggio tra il prodotto di serra e quello di campo aperto e quindi le quantità, non sono ancora soddifacenti per accontentare il mercato. Bisognerà attendere ancora una settimana per vedere un aumento significativo del prodotto.
Anguria quadrata: Italia vs Giappone
A quanto pare, la paternità dell’anguria quadrata sarebbe da attribuire all’Italia. Infatti il loro inventore, un produttore di Casalmaggiore (CR), cominciò nel 1995 la sperimentazione, idea che gli venne dopo il trasporto di un’anguria nel baule della macchina, che a forza di ballare tra una curva e l’altra, si spaccò a metà. Gli esperimenti durarono fino all’estate del 1997, quando riuscì finalmente nel suo intento e presentò la sua prima anguria quadrata agli amici. A quel punto dopo aver presentato domanda di brevetto, nel 2000 si vide rispondere che non era possibile accogliere la sua richiesta per mancanza di attività inventiva. Ma nell’estate 2001, i giapponesi, evidentemente facilitati dai meccanismi più semplici per la registrazione delle invenzioni, mostrarono delle angurie quadrate presentandole come una loro ideazione.
Anguria gialla
L’anguria gialla o coco-ananas, è la variante gialla del frutto estivo tra i più amati. Stesso sapore, aspetto decisamente differente. Questa particolare varietà di anguria è una specie ibrida, non OGM, di origine asiatica, ottenuta dall’incrocio di varietà già presenti in natura, capaci di produrre frutti di dimensione e peso ridotti rispetto all’anguria classica. Il nome esotico deriva dall’aroma del suo frutto che presenta sentori di ananas, di fico d’India e di mango e all'esterno si presenta identica alla più famosa cugina rossa. La polpa è dolce, croccante e priva di fibra. Il colore è giallo intenso in quanto è carente di licopene, carotenoide che conferisce la caratteristica colorazione rossa alla polpa del cocomero tradizionale. Come per quella classica, la polpa dell’anguria gialla ha un basso contenuto calorico e un elevato valore dissetante, perché ricca d’acqua, la cui percentuale è superiore al 95%. Ma è anche ricca di betacarotene (precursore della vitamina A), di Vitamina C e di potassio. Così come il cocomero tradizionale, l’anguria gialla rinfresca, idrata e depura l’organismo, condividendo quindi le proprietà del più tradizionale frutto estivo.
Quindi, oltre al fatto che la polpa del cocomero è formata per il 95% d’acqua, va ricordato che è povera di grassi ed ha un basso contenuto di zuccheri (4%). Contiene vitamine A e C e sali minerali quali potassio, sodio e fosforo. In genere, si pensa che il cocomero sia un frutto indigesto, ma questo può attribuirsi al suo notevole contenuto idrico, che diluisce fortemente i succhi gastrici ed all’abitudine a consumarla molto fredda, quando si è accaldati, con effetto tipico delle bibite ghiacciate. È un alimento voluminoso, che soddisfa il senso di sazietà abbastanza a lungo e per questo, è consigliato nelle diete dimagranti, in sostituzione di qualche pasto. La sua polpa croccante e dissetante si presta alla preparazione di frullati privi di zucchero, utili anche per gli effetti diuretici, lassativi e disintossicanti. I semi non vanno ingeriti, perché hanno un alto potere lassativo, a causa dei glucosidi contenuti nella parte legnosa, anche se oramai, come già citato, si trovano in commercio alcune varietà di cocomero (angurie Seedless) prive di semi.
A prescindere dalla forma o dal colore, per stabilire se il cocomero è maturo, bisogna sentire, se battendo il frutto con le nocche delle dita, si ottiene un suono cupo e sordo, oppure vedere se la buccia ha un colore vivace, caratteristico della varietà, in alternativa, si può provare a graffiare via un po' di buccia con un'unghia: se si stacca con facilità, il cocomero è maturo al punto giusto. E’ bene consumarlo velocemente e non conviene congelare il frutto, perché la consistenza, dopo lo scongelamento, è pessima.
Roma, 15 ottobre 2015. Oltre 200 soggetti aziendali ed imprenditoriali di tutto il mondo e di ogni settore – manifatturiero, finanza, edilizia, agroindustria, multinazionali dei beni di consumo e partecipazioni statali – presenti alla IV° edizione del “Private Sector partnerships dialogue”, organizzato a Roma dalla Fao per favorire e sollecitare progetti e investimenti privati in ambiti agricoli, agroalimentari, logistici contro la fame e la malnutrizione nel mondo. Ovviamente centrale il ruolo dei centri agroalimentari all’ingrosso, sia nei Paesi industriali che in quelli in via di sviluppo, così come nelle collaborazioni tra pubblico e privato – quindi nella finanza di progetto, nell’azionariato, nelle strategie gestionali, nella combinazione dei profili giuridici pubblicistici e privatistici – e dovuta la presenza dell’Unione mondiale centri agroalimentari all’ingrosso. La Wuwm - che a maggio scorso al Congresso di Budapest ha sottoscritto con la Fao un Protocollo di intesa che a settembre a Campinas in Brasile si è deciso di tradurre in criteri, metodologie e strategie applicative per sostenere l’impegno della Fao anche dagli agromercati all’ingrosso – ha scelto per farsi rappresentare uno dei membri del Consiglio mondiale più ferrato sui temi ad oggetto del dialogo. “Padre fondatore del Car”, come manager che ha costruito impianti avanzati da 140 ettari con 130 milioni di euro seguiti da 30 in project financing, integrando fondi e interessi pubblici con risorse e aspettative private, il Topmanager del Car di Roma, presidente di “Italmercati-Rete di imprese” e membro del Wuwm Board of directors Fabio Massimo Pallottini ha raccolto l’invito ufficiale come un onore. E ha potuto cogliere negli interventi ampie prospettive concrete di studio, di iniziativa, di impegno e responsabilità per quegli agromercati all’ingrosso interessati e tecnicamente abilitati ad investimenti compartecipati ed a forme di integrazione funzionale in ambiti agricoli e in attività – sicurezze alimentari, controlli igienico-sanitari, certificazioni di qualità, politiche di marketing, progetti logistici – con impatti diretti sui coltivatori e sulle aziende. Ma all’ordine del giorno dell’importante assise internazionale di piazza Porta Capena figurava la “finanza inclusiva” intesa come un fattore imprescindibile di uno sviluppo compatibile compartecipato dai privati. Dunque, competenze, asset strategici, studi di fattibilità, revenue foresights. Come hanno spiegato il Direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva e Jaine Chisholm Caunt (neoeletta presidente del Private Sector Mechanism), lo scopo raggiunto dell’iniziativa è stata un’aggiornata conferma dell’ineludibile esigenza “di stringere collaborazioni tra settore privato e Fao per uno sviluppo sostenibile che centri gli obiettivi dell’Agenda 2030 a partire dalla nutrizione (con la sconfitta della fame nel mondo e la fine dell’epidemia globale di obesità), da una drastica riduzione degli sprechi e delle distruzioni di cibo, da interventi ad ampio spettro sui mutamenti climatici per uno sviluppo agricolo sostenibile”. All’attivo della IV° edizione del Dialogo Pubblico Privato di ieri restano dunque – secondo il consuntivo della Fao – l’individuazione di attori interessati e tecnicamente in grado di ottimizzare “expertises” e disponibilità alla collaborazione, la accertatata diffusione di sensibilità ai problemi trattati, un elevato livello di informazione e di consapevolezze anche nel settore privato. Ma soprattutto “la scelta della via collaborativa per incoraggiare l’impresa privata ad investimenti per queste responsabilità sulla base di informazioni sempre più precise, di modalità operative sperimentate, di servizi avanzati usufruibili, di dati statistici aggiornati e consultabili”. “Per i singoli centri agroalimentari avanzati – ha osservato a margine dei lavori della Fao Fabio Massimo Pallottini come portavoce della Wuwm – oggi le strategie di “finanza inclusiva” per effettuare investimenti agricoli ed agroalimentari (secondo modelli non discriminatori e su progetti ecocompatibili) non appaiono ancora a portata di mano di chiunque e proprio dietro l’angolo, stante anche le difficoltà creditizie esistenti in Europa. Ma certamente il dialogo assiduo ed il confronto tecnico con la Wuwm, grazie anche al recente Protocollo di intesa con la Fao ed al Gruppo dirigente che fa riferimento al Presidente Manuel Estrada Rodriguez Nora, possono aprire invece ampie ed interessanti prospettive di impegno con risultati utili ed anche preziosi per