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20 Gennaio 2017

Ittico 8 marzo

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20 Gennaio 2017

Ortofrutta 22 marzo

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20 Gennaio 2017

Ittico 30 Ottobre 2014

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20 Gennaio 2017

Mercato Ittico: i buoni quantitativi di pesca hanno contenuto gli aumenti dei prezzi

Mercato Ittico: i buoni quantitativi di pesca hanno contenuto gli aumenti dei prezziarticolo20140415Mercato Ittico: i buoni quantitativi di pesca hanno contenuto gli aumenti dei prezziCassette Ittico

Guidonia 15 Aprile 2014. Nella settimana di rilevazione la situazione meteorologica non ha condizionato in maniera importante l’attività di pesca, la quale si è svolta regolarmente. I prezzi rilevati presso il Mercato Ittico del Centro Agroalimentare Roma sono risultati stabili tranne per alcuni prodotti che subiscono dei rialzi.

A proposito di clima: il tempo rimarrà soleggiato su Toscana, Sardegna, alte Marche, Umbria e medio-alto Lazio, ancora a tratti instabile su Abruzzo, ascolano e basso Lazio. Le temperature rimarranno abbastanza stabili, senza grandi variazioni, massime tra 13 e 18°C. I venti settentrionali saranno moderati-tesi con rinforzi sull’adriatico portando a dei mari mossi e/o molto mossi con tratti agitati sull’alto e medio Adriatico, anche i mari del sud saranno molto mossi mentre il Tirreno risulterà essere meno mosso. Si preannunciano buoni quantitativi di pesca provenienti dal mar tirreno a differenza dell’adriatico che saranno inferiori.

Nel comparto dei crostacei pescati freschi si rilevano lievi aumenti dei prezzi del gambero rosso di I taglia Mediterraneo 38.00 €/kg (↑) e del gambero rosa del Tirreno 13.00 €/kg(↑) mentre sono risultati assenti il granciporro atlantico, la pannocchia e la mazzancolla. Gli scampi del Tirreno di I, II e III taglia arrivano a costare 45.00 €/kg, 30.00 €/kg, 15.00 €/kg mentre quelli pescati nell’Adriatico hanno una quotazione leggermente inferiore.

Relativamente ai molluschi cefalopodi, si è osservato un rialzo di prezzo di 2,00 €/kg per il moscardino bianco del Mediterraneo 3,00-6,00 €/kg (↑) e un lieve incremento di prezzo del polpo Adriatico 2kg+ che arriva a 10,50 €/kg. Il comparto dei pesci ha rilevato aumenti per il cappone o gallinella Atlantico nord-orientale 12.00 €/kg (↑) ed il nasello di II e III taglia rispettivamente 13.00 €/kg (↑) e 10.00 €/kg (↑). Si rilevano diminuzioni di prezzo per lo sgombro 3.00 €/kg, nasello di I taglia 10.00 €/kg, alici grandi 4 €/kg e frittura mista 6.00 €/kg, mentre per tutte le altre specie ittiche si rileva un andamento di prezzo abbastanza stabile.

Nel comparto dell’allevato si rileva una certa stabilità dei prezzi eccetto qualche diminuzione, quale: l’orata nazionale 400-600 gr che si attesta sui 8,00-10,00 €/kg, il rombo chiodato 7,50-12,00 €/kg e della trota iridea a filetti, che passa da 8,00-8,20 €/kg a 7,50-8,00 €/kg.

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20 Gennaio 2017

Nel mondo, si vendono più mele che arance, segnando uno storico sorpasso

Nel mondo, si vendono più mele che arance, segnando uno storico sorpassoarticolo20140417Nel mondo, si vendono più mele che arance, segnando uno storico sorpassoGrafico mele e arance

Guidonia, 17 aprile 2014.  Da un articolo del Corriere della Sera, che a sua volta ha ripreso un servizio da The Economist, sembra che, a livello mondiale, le vendite delle mele hanno superato quelle delle arance. Il merito di questo sorpasso è da attribuire alla Cina. Sarebbero infatti i cinesi i maggiori produttori di mele al mondo ad aver impresso l'accelerata. Sui circa 70 milioni di tonnellate di mele prodotte nel mondo, ne coltivano almeno la metà. Incrementando il consumo interno, sulla base di campagne governative che invitano i cittadini a condurre una vita più sana e mangiare correttamente e con un export aggressivo, soprattutto sui nuovi mercati come quello russo e del Medio Oriente, hanno permesso questo storico dato. Al contrario la produzione di agrumi avrebbe segnato il passo. Per The Economist il motivo è in parte dovuto al calo del consumo dei succhi di arancia in America, il 40% in meno negli ultimi 15 anni.

Il dato dovrebbe interessare non poco i nostri produttori. L'Italia infatti è assieme all'India uno dei maggiori consumatori di mele pro capite ed esporta quasi il 50 per cento della produzione totale (circa 2 milioni di tonnellate). In realtà a sentire Luca Granata, direttore generale del consorzio Melinda, quella di The Economist è una notizia che va interpretata. «Il mercato può variare da un anno all'altro e dipende da molti fattori. Se in una stagione in Brasile piove più del dovuto si può avere una contrazione della produzione delle arance. Da noi come in tutta Europa il trend dei consumi di frutta è in calo da una decina di anni. Questo vale per mele, banane, arance e pere che fanno il 90% della frutta consumata. In più non ci sono dati statistici capaci di fotografare con precisione il mercato mondiale. Se si vuole fare un confronto tra mele e arance, l'andamento deve essere misurato su un decennio».

La verità secondo Granata è che nonostante le numerose campagne sui benefici che deriverebbe da un maggior consumo di frutta, vincono i prodotti a base di carboidrati e grassi. «Una barretta di cioccolato con nocciole è molto più buona di una mela. Diciamo la verità, non c'è confronto».

Eppure l'Italia ancora tiene: da noi ogni persona mangia in media 15 chili di mele l'anno (due a settimana). In Germania sono 10, in Francia 8, negli Stati Uniti appena cinque. L'Italia condivide con l'India il maggior consumo pro capite di mele. Stranamente, dice Granata, da noi non vanno i succhi di mele. Gli italiani rispetto ad altri Paesi europei ne bevono poco». Vincono le mele sulle arance anche in Italia? «Siamo lì, non ci sono variazioni se non che i consumi di entrambi sono in calo. E questo purtroppo non dipende dalla crisi economica. Si mangia meno frutta comunque, anche se il prezzo al chilo diminuisce».

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