Guidonia, 06 gennaio 2016. Il broccolo romanesco è una varietà di cavolo broccolo (Brassica oleracea var. italica). I broccoli rientrano nel gruppo di piante di cui non vengono mangiate le foglie bensì le infiorescenze non ancora mature. In particolare quello romanesco assomiglia ad un cavolfiore, ma è verde chiaro, ha una forma piramidale e tante piccole rosette, disposte a spirale, che riproducono la forma principale e si ripetono con regolarità. Ogni rosetta è composta da numerose rosette più piccole, rendendo la forma del broccolo romanesco simile ad un frattale.
Conosciuto fin dall’antichità, il broccolo, il cui nome deriva da “brocco” ovvero il germoglio, è originario dell’Asia Minore. Questo ortaggio era considerato sacro dai Greci, i Romani lo utilizzavano per curare le più svariate malattie e lo mangiavano crudo, prima dei banchetti, per aiutare l’organismo ad assorbire meglio l’alcool, mentre con le foglie pestate medicavano ulcerazioni e ferite.
La coltivazione del broccolo romanesco nella Lazio risale a tempi antichi: sono infatti numerose le documentazioni bibliografiche che testimoniano la storia di questa coltura. Il broccolo romanesco, ottenuto dall’isolamento di popolazioni locali di cavolfiore nella metà del 1800, è stato fonte di ispirazione di diverse scritture: nel 1834 Giuseppe Gioacchino Belli nel suo sonetto “Er Testamento Der Pasqualino” definisce l’ortolano “Tozzetto” (torso del broccolo), così definito perché coltivava e vendeva i broccoli romaneschi. Riferimenti storici della coltivazione e della vendita del broccolo romanesco sono stati rinvenuti in antichi libretti colonici, nei quali è riportato l’importo ricavato dalla vendita di broccoli romaneschi.
Come sceglierlo e conservarlo
Al momento dell’acquisto, il broccolo romanesco si deve presentare chiuso, ben compatto e dal cuore molto vivo; le foglie devono presentarsi di un bel colore verde e i gambi devono essere croccanti ed aderenti alla terra che a sua volta deve essere grossa e piena di macchie scure. Evitare di acquistare broccoli che si presentano con le cime fiorite oppure con il torso di colore violaceo, dovuto a repentine gelate. Il broccolo romanesco è un prodotto molto deperibile: infatti le foglie si appassiscono dopo pochi giorni, le cime fioriscono diventando gialle e lo stelo si indurisce; è bene quindi consumarlo appena acquistato o al massimo dopo 3-4 giorni conservandolo nel reparto verdure del frigorifero. Può essere anche congelato dopo passaggio in acqua bollente per 5 minuti.
L’uso in cucina del broccolo romanesco non è marginale rispetto al suo uso terapeutico. I modi di cottura sono due: o si fa lessare in acqua bollente e salata oppure viene cotto direttamente nei condimenti destinati a insaporirlo.
Il broccolo romanesco può essere quindi consumato “all’agro”, cioè condito a freddo con olio e limone, oppure “ripassato” in padella con olio, aglio e peperoncino. Nella tradizione romana, viene utilizzato nella preparazione della rinomata “pasta e broccoli al brodo di arzilla”. Per pulirlo basta eliminare le foglie e staccare le cimette dal torsolo e poi lavarlo accuratamente sotto acqua corrente.
Curiosità
Il broccolo romanesco è un ortaggio talmente diffuso nella campagna romana che, nell’area di produzione, viene semplicemente identificato con il termine “broccolo”.
Nel comune di Albano Laziale esiste, poi, una varietà di broccolo romanesco dall’infiorescenza più grossa denominata “broccolo di Albano” o “broccolo capoccione”.
Oltre gli utilizzi culinari tradizionali, il succo di broccolo romanesco è utilizzato per vari usi terapeutici: antianemico, emolliente, diuretico, cicatrizzante, depurativo, vermifugo ed antistaminico.
Secondo degli studi effettuati dall’Università della California, il broccolo può aiutare ad invecchiare meglio: infatti, il sulforafano, sostanza contenuta nei broccoli, fa sì che vengano inibiti i geni responsabili dell’invecchiamento delle cellule.
Guidonia, 3 maggio 2016. Come sappiamo, il pesce fa bene alla salute, perché è un alimento ricco di proteine, fosforo e antiossidanti, molto digeribile e praticamente privo di grassi. Però, è anche vero che, nel caso non fosse freschissimo e spacciato per tale, quando in realtà è decongelato o nella peggiore delle ipotesi, avariato, la nostra salute ne potrebbe risentire pesantemente. E allora, come fare a capire se il pesce che stiamo per acquistare è davvero fresco? Ecco una serie di consigli pratici per non incappare in spiacevoli sorprese.
Come riconoscere un fresco da un congelato?
Per tutti i molluschi che hanno il così detto “ nero di seppia” è facilissimo. Non fatevi mai togliere dal vostro pescivendolo il nero: se il mollusco è fresco, il nero tra pollice ed indice ha la consistenza oleosa e forma un filo quando si allontanano le due dita. Se è congelato il nero presenta delle granulosità, tipo una sabbia, che non si elimina e perde definitivamente la viscosità del fresco.
Quali altri piccoli trucchi per riconoscere se il pesce è veramente fresco?
La carne deve essere soda: se si preme sul pesce con un dito, quando lo si toglie la carne non deve conservarne l'impronta:
inoltre, se si prova a tenere verticale il pesce, questo deve restare rigido e non afflosciarsi;
- l'occhio deve essere brillante e sporgere leggermente; se invece è opaco e infossato il pasce non è fresco;
- le branchie devono essere rosse e umide e non pallide o grigie e soprattutto profumate;
- le scaglie devono essere ben aderenti alla carne e il colore deve essere brillante e vivace;
- il pesce deve avere odore di fresco e di mare;
- la testa non deve essere macchiata di sangue: questo è particolarmente importante per i pesci azzurri (alici, sarde, sgombri), che sono molto delicati e si deteriorano con facilità, ma per fortuna rendono evidente in questo modo la loro scarsa freschezza.
Purtroppo molte caratteristiche del pesce fresco possono essere imitate: è così possibile che un pesce non più "di giornata" presenti le branchie rosse e le squame brillanti tipiche del prodotto fresco: segni più affidabili sono in genere la consistenza della carne e l'aspetto leggermente sporgente dell'occhio.
Comunque è sempre buona regola servirsi sempre da un pescivendolo di fiducia che vi venderà sicuramente prodotto giusto compromesso tra qualità e prezzo.
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